Città tumorali: l’oscurità di Kowloon

La città fortificata di Kowloon in Cina era stata fondata prima dell’anno 1000 come punto d’osservazione e di difesa. Abbandonata, venne poi ricostruita come fortino a meta dell’800, durante il dominio inglese di Hong Kong, rimanendo sotto il controllo cinese. Gli inglesi la attaccarono, ma poi, avendola trovata misteriosamente deserta, la abbandonarono a se stessa.

In conseguenza di ciò, Kowloon crebbe in una sorta di “buco” politico-diplomatico. Cominciò lentamente a popolarsi, all’inizio con poche centinaia di abitanti; dopo la seconda guerra mondiale venne progressivamente occupata prima da profughi e successivamente da quanti fuggivano dalla rivoluzione culturale di Mao alla fine degli anni ’60.

Kowloon

Caduta sotto il controllo della mafia locale, la città venne liberata da una spedizione di migliaia di poliziotti nel 1974. Da quel punto, libera da controlli statali e amministrativi, dalla criminalità organizzata e priva di qualunque vincolo architettonico e urbanistico, Kowloon cominciò a svilupparsi rapidamente e in maniera abnorme, accumulando case e persone come una specie di tessuto vivente le cui cellule nascono, crescono e muoiono l’una sull’altra, riproducendosi, mutando, degenerando.

Alla fine degli anni ’80 la popolazione era arrivata a circa cinquantamila abitanti, stipati in uno spazio di qualche migliaio di metri quadrati; le case venivano costruite occupando ogni spazio libero, sopraelevando, saturando vicoli che diventavano ogni giorno più stretti e cortili interni che si riducevano a stretti pozzi di aerazione; un giorno una finestra si affacciava su una strada, il giorno dopo sul muro del vicino.

Kowloon

La luce del giorno non arrivava a livello della strada e fu necessario installare tubi fluorescenti costantemente accesi; gli edifici accatastati arrivarono a più di dieci piani, fermandosi solo per evitare le rotte di atterraggio degli aerei del vicino aeroporto Kai Tak. Sui tetti crescevano piccoli giardini dove i bambini andavano a giocare. Gli allacci ad acqua ed energia, esclusi pochi collegamenti, erano quasi totalmente abusivi; la popolazione si riforniva anche tramite pozzi scavati a decine all’interno della città.

Pur in questa specie di autonomia pressoché anarchica tipica di una TAZ, la città non aveva un tasso di criminalità particolarmente preoccupante; nacquero negozi, ristoranti, laboratori artigiani, piccole fabbriche e persino istituzioni interne, asili, scuole, anche una specie di tribunale, venendo incontro ai bisogni sociali e mantenendo i conflitti entro limiti accettabili. Proliferarono, in condizioni sanitarie meno che precarie, studi medici senza autorizzazione, in genere poco affidabili ma a volte anche con un buon livello di professionalità.

Kowloon

Alla fine degli anni ’80 il governo inglese e cinese decisero di porre fine a quella che era ormai una zona in cui le condizioni di vita peggioravano di giorno in giorno. Nei primi anni ’90 la popolazione venne evacuata, non senza resistenze.

Nel 1994 la città era ormai completamente demolita e alcuni scavi archeologici avevano riportato alla luce reperti dell’antico avamposto. L’anno successivo venne inaugurato il Kowloon Walled City Park, che mostra le antiche strutture di epoca Song, portali d’ingresso e templi.

Dell’imponente agglomerato urbano rimangono poche testimonianze: una è il libro fotografico City of Darkness di Greg Girard e Ian Lambot; inoltre vennero girate a Kowloon alcune scene del film Senza esclusione di colpi; sequenze della demolizione vennero invece usate per il film Crime Story. Potete anche trovare un video amatoriale girato lungo il perimetro esterno e in alcuni vicoli della città.


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